MAZARA
.indice Mazara
Mazara
Nelle scarpe di mio padre
progetto film documentario
a cura di
Sarah Panatta - Toni Garrani - Carlo Benso
In collaborazione con
l’UNIVERSITA’ ROMA TRE – DIPARTIMENTO DI STORIA
Mar Mediterraneo
Quel mare di mezzo – Mare Medi-Terraneum in latino, il mare in mezzo alle terre – che i romani definivano Mare Nostrum, culla di grandi civiltà come quella Fenicia, Greca ed Egiziana, grazie alla sua collocazione geografica è stato da sempre un importantissimo crocevia di scambi commerciali e culturali. Ponte tra Oriente e Occidente. Il Mediterraneo è oggi divenuto teatro di diaspore e conflitti, di speranze naufragate, di traffico di esseri umani, ma anche di occasione di studio e strategie sociali e politiche e di solidarietà. Non solo luogo geografico, ma immaginario mutevole che contribuisce a influenzare la percezione dell’altro rappresentandolo come prossimo, simile, fratello dell’altra sponda.
Nella profonda oscurità del mare, appaiono due occhi bianchi. Sono quelli del SATIRO DANZANTE, voce narrante, guida, testimone e ambasciatore di speranza, del film documentario.
“Ho visto, con questi occhi, da secoli, generazioni di umani in cerca di fortuna attraversare queste tormentate e selvagge acque.”
Il documentario Mazara/Mahara. Nelle scarpe di mio padre, è il racconto di quel tratto di acque, vite, storia e storie, verso nuove convivenze possibili, del Mediterraneo tra Mazara del Vallo e la Tunisia.
Film Documentario
Mazara del Vallo: crocevia dei popoli e simbolo della fluidità contemporanea, tra immigrazione, emigrazione, integrazioni fuori dall’ordinario. Cittadina con circa 50 mila abitanti, conosciuta soprattutto come primo centro in Italia per la pesca industriale, è caratterizzata dalla sua multiculturalità radicata. Mazara a partire dalla prima metà degli anni Sessanta del 1900 divenne il primo polo d’immigrazione nel nostro Paese. Infatti, in quegli anni molti giovani tunisini, prima in modo irregolare, poi regolarizzandosi, trovarono lavoro nella flotta dei pescherecci di Mazara.
Ognuno di noi cammina nelle scarpe del proprio padre, su una strada percorsa avanti e indietro da generazioni diverse, ognuna collegata all’altra nella sua peculiarità, in un sottile lento processo di transito e di tradizione culturale.